La vite, impiantata dai Romani, viene coltivata in Savoia fin dall'antichità. Nel Medioevo il clero contribuì al suo sviluppo mantenendo una certa produzione di vino e un forte legame con le tradizioni. I monaci infatti possedevano allora uno dei più importanti patrimoni fondiari e si cimentavano a valorizzare il vigneto della Savoia.
La graduale abolizione della servitù della gleba determinò poi una serie di cambiamenti nella distribuzione del vigneto, con una conseguente frammentazione del terreno e un'estensione delle superfici viticole: tra il XVI e il XVIII secolo l'ampiezza delle viti fu tale che raggiunse pendenze oltre i 1000 metri di altitudine. Questa grande progressione fu poi limitata nel 1559 dal Duca Emanuele Filiberto che, interessato a garantire la qualità, introdusse una disposizione, per mezzo di un editto, atta a favorire la vendemmia delle uve solo quando avessero raggiunto la giusta maturità.
Tuttavia, di fronte a questa sovrapproduzione, fu il marchese Costa de Beauregard a evocare l'importanza di una dimensione massima per il vigneto e una vera e propria differenziazione tra la professione di agricoltore e quella di viticoltore.
Nel 1860 l'adesione della Savoia alla Francia portò i vini savoiardi in diretta concorrenza con quelli del sud della Francia, anch'essi in sovrapproduzione. Questa crescita fu però rallentata dalla comparsa della fillossera alla fine del XIX secolo, una crisi che devastò la produzione vinicola dell'intero paese.
Tuttavia, nonostante l'arrivo della peste, la superficie del vigneto rimase costante e, grazie al rimedio dell'innesto su un portainnesto americano, scoperto negli anni ottanta del XIX secolo, il vigneto della Savoia conobbe un periodo di rinascita.
Successivamente, la prima e la seconda guerra mondiale ebbero un certo impatto sul vigneto a causa della sua parziale distruzione, della mancanza di manodopera e dell'esodo rurale. In definitiva, la vite ha sempre svolto un ruolo essenziale nel paesaggio della Savoia.
I microclimi savoiardi, con il loro clima montuoso su ripide pianure che godono di un buon indice di soleggiamento, sono comunque molto marcati e conferiscono ai vini una particolarità che ben si combina con il know-how dei viticoltori locali. Questa particolarità conferisce ai vini della Savoia una raffinata varietà.
Il vigneto si estende ai piedi delle Alpi, su 4 dipartimenti: Savoia, Alta Savoia, Isère e Ain. Con una superficie di quasi 2000 ettari, distribuiti principalmente nei dipartimenti della Savoia e dell'Alta Savoia, i vini di questa regione vanno fieri delle loro Appellations d'Origine Contrôlée (AOC) con terroirs molto variegati.
Tra questi ricordiamo Roussette de Savoie, Crépy, Seyssel e la denominazione regionale di Vin de Savoie.
I vini bianchi sono noti soprattutto per la loro originalità e il loro carattere: rappresentano il 70% della produzione vinicola, seguiti dal 20% per il vino rosso. I vini rosati e gli spumanti costiuiscono una produzione inferiore.
Le principali varietà di vino bianco della Savoia sono il tradizionale Jaquère, il Molette blanche per i vini di Seyssel, il Bergeron per lo Chignin, il Roussanne e il Roussette. I vini rossi sono prodotti con uve Mondeuse e Gamay.
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