Il Marocco, con i suoi vini rossi, bianchi e rosati, è il secondo produttore di vino del mondo arabo. È anche una delle culle delle ultime viti selvatiche. Di seguito, uno sguardo d'insieme alla storia vitivinicola di questo paese, dove la tradizione persiste fin dall'antichità e dove negli ultimi decenni l'ambizione di offrire la migliore espressione del terroir costituisce l'interesse principale.
Sono stati i Cartaginesi a introdurre la vite in Marocco, rendendo questo paese uno dei principali produttori di vino al mondo!
La viticoltura in Marocco risale quindi all'antichità, con la vite coltivata principalmente intorno a Volubilis nella Mauritania Tingitana, l'odierna regione del Meknes.
All'epoca questa antica città berbera romanizzata era famosa per il commercio: le postazioni commerciali fenicie e greche sparse in tutto il Mediterraneo incoraggiavano lo scambio di molti prodotti alimentari, tra cui il vino contenuto nelle anfore. Fu soprattutto grazie alla colonizzazione romana che si sviluppò la viticoltura. La conquista musulmana non ha però arginato la viticoltura nordafricana, anche se ha dato priorità all'uva da tavola. Fu così che la viticoltura marocchina nacque da una fortissima identità legata alla sua storia, in un territorio dove la vite ha accomunato le varie civiltà che si sono succedute.
Con la colonizzazione del XX secolo i francesi valorizzarono fortemente la viticoltura nordafricana a causa della fillossera, che a partire dal 1875 aveva devastato la maggior parte dei vigneti europei. I vigneti marocchini vennero creati da commercianti di vino francesi che si rifornivano di vino, come si può vedere sull'etichetta qui a fianco.
Alcuni vitigni francesi vennero innestati e la coltivazione divenne intensiva; tra questi si ricordino Grenache, Carignan, Cinsault e Alicante Bouschet, che si ritiene siano più adatti ai terreni marocchini per produrre i vini desiderati.
Questo fu l'inizio di una produzione di massa della viticoltura marocchina dove la resa era maggiore a scapito della qualità.
Il risultato era un vino molto colorato con un'alta gradazione alcolica. La maggior parte di questi vini veniva esportata nella regione della Linguadoca per arricchire in alcol mediante taglio la produzione di massa di vini da tavola del sud della Francia.
Immagine: Manifesto di vino importato dal Marocco e imbottigliato da un commerciante di vino di Château-Gontier, 1920.
Nel 1923 un'azienda belga fondò una cantina vicino a Benslimane, nella regione di Casablanca, per creare un'azienda vinicola la cui prima vendemmia ebbe luogo nel 1927.
Questa tenuta è attualmente di proprietà di Thalvin e porta il nome di Ouled Thaleb. Durante questo periodo di prosperità, intorno a Meknes, Rabat, Tiflet e Khemisset vennero create altre tenute con lo stesso nome.
Nel 1934 la prima denominazione fu delimitata geograficamente: i vini furono classificati come vini da tavola AOG (Appellation d'Origine Garantie) o AOC (Appellation d'Origine Controlée).
Nel 1956 quando fu riconquistata l'indipendenza del paese, il Marocco non rinunciò alla produzione vinicola: il Regno ereditò le cantine e i vigneti poi nazionalizzati, anche se la viticoltura fu comunque ridotta per motivi culturali e religiosi.
Nel 1972 lo Stato istituì la SODEA (in italiano, Società per lo sviluppo agricolo) che gestisce il patrimonio vitivinicolo del paese, ovvero una ventina di cantine, e ne favorisce lo sviluppo nonostante le elevate tasse sui consumi interni introdotte nel 1979. Risultato: il mercato locale crollò, con un conseguente calo delle vendite.
Questa caduta, protratta fino al 1999 a causa di una tassazione proibitiva e di una severa regolamentazione, non favorì lo sviluppo della SODEA, che si trovò poi a dover affrontare la necessità di numerosi investimenti per far fronte alla siccità (impianti di raffreddamento per la vendemmia, installazione di impianti di irrigazione, etc.).
Alcuni operatori del settore rimproverano la sua mancanza di dinamismo. SODEA infatti, anche se quando venne creata aveva il monopolio della produzione vinicola, è ora in debito e possiede poco più di una decina di cantine che rappresentano la metà della produzione nazionale.
Immagine: Bab El-Mansour nella piazza El Hedim a Meknes.
Oggi la regione del Meknes rappresenta da sola la metà dei vigneti marocchini. Il Marocco è uno degli Stati membri dell'Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino.
Nonostante la sua politica restrittiva, il vino rimane un settore economico in piena espansione con una produzione di oltre 40 milioni di bottiglie all'anno. Questo fa del Marocco il secondo produttore di vino del mondo arabo.
Nel 2008 il Ministero dell'Agricoltura ha autorizzato per la prima volta un'azienda vinicola a fregiarsi della denominazione "Château" con Château Roslane, sotto la AOC "les coteaux de l'Atlas", premier cru.
La qualità dei vini marocchini continua a migliorare grazie all'evoluzione dei regolamenti, agli sforzi in termini di ricerca viticola e alle iniziative della gente del posto. Un'epopea molto lunga se si considera il patrimonio vitivinicolo del Marocco, che rimane una delle culle delle ultime viti selvatiche.
Il Marocco ha 1 AOC e 14 AOG (Guerrouane e Beni M'Tir (regione di Meknes), Angad e Berkane (regione orientale), Chella (regione di Rharb), Zare, Zenata e Doukkala (regione di Casablanca dove si produce il famoso vino grigio, che è di fatto rosato, proveniente dal Grenache Gris), Saïs, Beni-Sadden, Zerboune, Zemmour, Gharb e Zaër).
Vitigni a bacca rossa: Cinsault, Carignan, Alicante Bouschet, Syrah, Grenache, Cabernet-sauvignon, Merlot, Tempranillo, Malbec, Tannat Mourvèdre
Vitigni a bacca bianca: Chardonnay, Grenache blanc,Marsanne, Roussanne, Sauvignon, Vermentino, Ugni blanc, Clairette, Muscat, Viognier, Bourboulenc,"Faranat" de Tunis.
Clima: oceanico, mediterraneo, montano, continentale e sahariano. Il Marocco, affacciandosi sia sul Mediterraneo che sull'Atlantico, gode dell'influenza oceanica e di quella delle montagne dell'Atlante, che portano la freschezza necessaria a queste regioni aride e molto calde.
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